SEMINARIO: TECNO-SCIENZA @ANOMALIA STUDENTATO OCCUPATO

Seminario su scienza ed innovazione, interverrà il professore F. Piperno, Docente di Fisica della Materia presso l’Università della Calabria

I-Tecno-scienza, innovazione e dittatura del futuro.


L’ idea nuova come scoperta, svelamento di ciò che già esiste ma si cela perché la natura ama nascondersi; oppure l’idea nuova come invenzione di prodotto o di processo realizzabile come merce di cui si impossessa l’industria.
L’innovazione rigenera il mercato perché ogni nuova merce ha davanti a se un mercato vergine.

 

 

 

 

 


L’invenzione non procede più lungo la via che Marx chiamava “maestra”,il furto dell’informazione operaia; essa si genera,piuttosto e di preferenza, a perpendicolo dai grandi laboratori di ricerca,ivi comprese le istituzioni universitarie—e.g. il laser o il genoma sono paradigmi di tecniche contro-intuitive, non acquisibili tramite l’esperienza ed il senso comune ma tramite l’esperimento ed il sapere ipotetico delle scienze naturali.

Il lavoro scientifico come professione si svolge grazie alla suddivisione della ricerca in ricerche subordinate-appaltate,ciascuna delle quali rientra nella competenza di qualche specialista—fortemente incoraggiato a restar tale per tutto il periodo della prestazione lavorativa,perché la curiosità è valutata come perdita di tempo e quindi come costo aggiuntivo.
La struttura del lavoro tecno-scientifico si dispiega attraverso moduli di specializzazione e suddivisione che lo rendono atto a risolvere problemi scientificamente ben stabiliti, ogni volta che sia possibile specificare in anticipo i compiti e descrivere abbastanza bene le competenze adeguate per portarli a termine.
Il laboratorio-fabbrica funziona al meglio nell’emergenza,in guerra per esempio,quando la difficoltà principale nella quale si imbattono i ricercatori è quella di eseguire una grande mole di calcolo e lavoro intellettuale per ingegnerizzare i prodotri o i processi.
Ma la fabbrica-laboratorio è solo una forma dell’attività creativa; infatti, a monte e prima del grande laboratorio v’è lo sforzo di pensiero per svelare le forme della natura; v’è,cioè, una fase iniziale d’esplorazione originale della natura attraverso i concetti linguistici che ha luogo mentre il problema da risolvere non è ancora determinato e si procede per libera associazione d’idee.
La fase iniziale del processo innovativo- lo sforzo di pensiero- mal si adatta all’analisi dei costi,strumento strategico nella programmazione capitalistica; sicché resta definitivamente fuori dal raggio d’azione della grande industria.
Lo sforzo di pensare non può essere registrato,sì da poter riferire con precisione la misura in cui,giorno dopo giorno, ha adempiuto ai suoi compiti. Né è possibile programmare e suddividere lo sforzo di pensare—le idee originali hanno una natura irrimediabilmente fortuita.
Qui l’attività scientifica ha i connotati dell’arte, l’arte di trovare quel che non si sta cercando.
Nella letteratura anglosassone questa arte viene chiamata “serendipity”. La parola deriva dall’antico nome sanscrito di Cylon che, nella traduzione araba, suona più o meno così: Serendib. Una antica leggenda vuole che,in tempi ormai remoti, vivessero nell’isola tre giovani no-global; “essi solevano viaggiare e domandare; e così scoprivano, un po’ per caso ed un po’ per acume, cose delle quali non erano alla ricerca”
La serendipity non appartiene ad alcuna disciplina visto che il suo procedere è del tutto postdisciplinare. Per questo suo aspetto, non fosse altro, essa può costituire la potenza motrice del processo d’autoriforma degli studi universitari. L’università può così ritornare all’origine, rifiutare la condizione di fabbrica per “formattare” specialisti per il mercato del lavoro; e ridivenire il luogo dove il pensiero cerca l’occasione per incontrare il suo demone; e se lo incontra e lo riconosce si affida ad esso come ad un angelo custode,saldando così,come in una vocazione, attività intellettuale e destino.

II- L’innovazione:grande fabbrica di una piccola anima.

L’idolatria innovativa ed gli enormi processi di svalorizzazione del presente.
Il “nuovo” diviene il criterio ontologico per reperire il reale, al posto del “vero”.
Il futuro diviene la dimensione temporale che dà senso al presente, i morti perdono il diritto a tornare—malgrado che la cooperazione generale sulla quale cresce il sapere scientifico non possa prescindere dai morti.
La scienza come luogo sociale da cui promanano le tecniche di controllo sulla vita.
Il brevetto: da accordo consuetudinario per sottrarre l’invenzione al segreto a procedura giuridica delle multinazionali per impedire l’uso sociale delle invenzioni.
Ma la scoperta soddisfa anche una passione, generalmente umana, d’emancipazione dalla natura.
Il ritorno alla natura : descrivere piuttosto che spiegare, aprire un pertugio attraverso il quale la carnalità del senso comune possa irrompere nella lingua esangue della scienza, piuttosto che viceversa.
All’orizzonte, come programma minimo, un nuovo e antico incantamento tra uomo e natura; un esodo dalla educazione sentimentale accidiosa che disprezza quel che si è e che si ha; una comune concezione della ricchezza sociale nella forma sensuale del valore d’uso; la realizzazione di sé al di fuori delle istituzioni fabbricatrici effimere di senso, ma semmai nell’amicizia e nell’amore che non abbisognano di livelli istituzionali; una etica verificabile perché rigorosamente incentrata sul principio del piacere.

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