Palermo: 6 Maggio – Per Uno SCIOPERO SOCIALE CONTRO LA CRISI.
“Sciopero generale” . E’ stata questa la parola d’ordine che ha caratterizzato le mobilitazioni degli ultimi mesi. Dalle manifestazioni autunnali di studenti, precari e ricercatori contro la riforma Gelmini e lo smantellamento della scuola pubblica in favore di quelle private, passando per le mobilitazioni operaie contro il piano Marchionne e l’attacco al CCNL, alla democrazia sindacale e ai diritti del mondo del lavoro, dalle manifestazioni di precari, immigrati, disoccupati, reti in difesa della tutela ambientale e dei beni comuni, forte è stata la richiesta dell’indizione dello sciopero generale contro il governo e le sue politiche padronali. Autonomia e indipendenza rispetto ai diktat di confindustria, banche e governo, reale rappresentanza del mondo del lavoro e dei settori sociali più deboli e colpiti dalla crisi senza giochini di equilibrio rispetto a compatibilità istituzionali: queste sono solo alcune delle richieste espresse dalle piazze autunnali e non solo. A distanza di molti mesi dalla richiesta di sciopero generale formulata da un diffuso corpo sociale(16 ottobre: manifestazione nazionale della Fiom e dei movimenti) la segretaria della Cgil Camusso “concede” l’indizione di uno sciopero generale di tutte le categorie di sole 4 ore. “Un atto di responsabilità” lo definisce… e infatti tempi e modi della proclamazione sembrano proprio voler esorcizzare qualsiasi uso generalizzato della scadenza.
Per evitare il prodursi di qualche emulazione italiana delle rivolte arabe, si piazzano 4 ore (“siamo responsabili”) il prossimo 6 maggio. Reazioni e commenti piovono sul web e tra il passa-parola della base, tra l’ironico, il cinico e il disilluso. Solo le dichiarazioni ufficiali dell’opposizione gioiscono di un gesto “importante per i diritti e la democrazia”, politico nella dichiarata volontà di non agitare le acque che un minimo potrebbero pur incresparsi. Se gli ingenui in buona fede si lasciano cullare da un “meglio tardi che mai”, i più sanno bene che le modalità scelte obbediscono al codice politico del “sindacalese”. Con questa formula la Camusso e il suo gruppo dirigente intendono ricordare al paese chi comanda nel sindacato: l’indizione non segue le richieste di Fiom, base e movimenti ma è una esclusiva e deliberata scelta del direttivo Cgil. I limiti della scadenza sono evidenti a tutti. In particolare per quanto concerne i tempi della scadenza: 1) il 6 maggio, che seguirà di poco le manifestazioni del 1 maggio, dove la Cgil sfilerà – come sempre – assieme ai sindacati “gialli” di Cisl e Uil che procedono a spron battuto nella firma di accordi separati. 2) un’astensione di 4 ore, inadeguata per uno sciopero generale, indicazione spesso non raccolta dagli stessi lavoratori che non sempre accettano una soluzione così tiepida. Una mossa di estremo equilibrismo che svela anche il differente approccio politico che separa l’azione della Cgil da quella della Fiom, dei movimenti, delle istanze di base. Per la sinistra istituzionale e il ceto economico-politico che guarda al dopo, il problema è solo Berlusconi e il suo governo, per quanto ci riguarda i nemici sono anche Marchionne, Confindustria e il nuovo paradigma di assoggettamento generalizzato al Capitale sotto il segno dell’austerità e dei sacrifici, la guerra “umanitaria” in Libia e le politiche razziste del governo che vediamo materializzarsi nei nostri territori e per questo scenderemo in piazza il 6 maggio per estendere lo sciopero generale e farlo diventare uno sciopero diffuso, autenticamente SOCIALE contro la crisi.